Certo non si trat­ta pro­prio del­lo Sher­lock Holmes a cui Sir Arthur Conan Doyle ci ave­va abit­u­a­to. Tan­to meno il dot­tor Wat­son, che mi sono sem­pre immag­i­na­ta con le sem­bianze del­l’in­ves­ti­ga­tore Poirot (baf­fet­ti a parte), che a inter­val­li rego­lari trasmet­tono su Rete 4.

Quel­lo che ci tro­vi­amo davan­ti nel film di Guy Richie è uno Sher­lock Holmes dei tem­pi mod­erni, dis­trat­to come sem­pre, ma più affasci­nante: mus­coloso, arruffa­to, con una mente alla Patrick Jane, e un modo di fare alla Indi­ana Jones. Se poi ci aggiun­giamo l’aspet­to di Robert Downey Jr. (Iron Man, L’in­cred­i­bile Hulk) il gio­co è fat­to: niente più vec­chi­et­ti otto­cen­teschi, ben­venu­to rubacuori degli anni 2000.

Met­tere poi Jude Law nei pan­ni di Wat­son è sta­to il toc­co finale: quale don­na sana di mente non si perderebbe un suo film?

La sto­ria è cari­na, con un finale accetta­bile, ma forse un po’ trop­po alla Dan Brown.

In sostan­za: un bel film, ma da evitare di col­le­gare al libro. Passerete 2 ore diver­ten­ti e con degli effet­ti spe­ciali incred­i­bili, ma dimen­ti­can­dovi del­l’aplomb di Holmes e del clas­si­co “ele­mentare Watson”.

Ulti­ma doman­d­i­na: come mai sec­on­do voi ulti­ma­mente stan­no rifacen­do così tan­ti clas­si­ci scon­vol­gen­doli com­ple­ta­mente? Che abbiano un vuo­to di idee?