The First Assistant: a tale from the bottom of the Hollywood ladder

The First Assistant: a tale from the bottom of the Hollywood ladderThis is a fast, fun, trashy read.” si legge nel­la recen­sione di Pub­lish­er Week­ly, e non pos­so che essere com­ple­ta­mente d’accordo.

The Sec­ond Assis­tant: A Tale from the Bot­tom of the Hol­ly­wood Lad­der è la clas­si­ca let­tura da spi­ag­gia sen­za grande pro­fon­dità, che ha cav­al­ca­to l’on­da degli ulti­mi anni lan­ci­a­ta da Il diavo­lo veste Pra­da: ragaz­za intel­li­gente che finisce a lavo­rare per un per­son­ag­gio potente e sadi­co di un set­tore alla moda. Un con­cen­tra­to di clichè insomma.
Per una serie di cir­costanze Eliz­a­beth Miller stravolge la sua car­ri­era, pas­san­do dal team di un sen­a­tore a Wash­ing­ton all’essere la sec­on­da assis­tente di un agente di Hol­ly­wood cocain­o­mane, con deficit d’at­ten­zione e che fa ses­so con chi­unque respiri.

Come pros­egue la sto­ria è di facile intu­izione: abbi­amo la sto­ria d’amore ed i clas­si­ci intop­pi nel mez­zo, le lotte di potere, i per­son­ag­gi vis­ci­di in cer­ca di un’o­ra di piacere e chi più ne ha più ne metta.

Tra le recen­sioni di Goodreads (dal con­siglio del quale l’ho com­pra­to per altro) questo libro è sta­to più volte mes­so in croce come una copia del già cita­to Il diavo­lo veste Pra­da, per tema, lin­guag­gio e for­mazione delle autri­ci (Clare Nay­lor e Mimi Hare han­no lavo­ra­to nel­l’in­dus­tria del­l’en­ter­tain­ment così come Lau­ren Weis­berg­er in quel­la del­l’ed­i­to­ria). Pochi però – come accade spes­so – si sono resi con­to che i due lib­ri sono sta­ti pub­bli­cati a dis­tan­za di sole 2 set­ti­mane! Per­sonal­mente odio questo genere di com­men­ti sen­za fondamento..

Tor­nan­do al libro nel­lo speci­fi­co è sen­za infamia nè glo­ria. La sto­ria è cari­na, molto adat­ta ad una traspo­sizione cin­e­matografi­ca o tele­vi­si­va, ma in cer­ti pun­ti risul­ta tri­ta e ritri­ta, e pesante per il con­tin­uo snoc­ci­o­lare di nomi che dovreb­bero riman­dare a per­son­ag­gi famosi. Devo ammet­tere che in cer­ti pun­ti mi sono ritrova­ta con la voglia di saltare interi – inutili – paragrafi!

Come let­tura perditem­po è però per­fet­ta, e non a caso nel 2004 è sta­to uno dei romanzi estivi più ven­du­ti. Con­siglia­to quin­di a chi vuole un libret­to leg­gero per far­si quat­tro risate e da ripren­dere in mano nei momen­ti liberi del­la giornata.