Tito­loNero a Manhattan
Tito­lo originaleMan­hat­tan is my beat
AutoreJef­fery Deaver
Pri­ma edizione1988
Edi­zione italiana2009
Tra­maRobert Kel­ly viene ucciso per ragioni ignote, e l’u­ni­ca a pre­oc­cu­par­si del­la scop­er­ta del­l’as­sas­si­no è Rune, commes­sa del­la videote­ca di cui è socio il vec­chi­et­to.
Che la spie­gazione si ritro­vi nel vec­chio film in bian­co e nero Nero a Man­hat­tan, vis­to dal­la vit­ti­ma continuamente?

Chi mi legge da un po’ avrà ormai capi­to che Jef­fery Deaver mi piace un sac­co, e che tra i con­tem­po­ranei è uno dei miei autori preferiti.

Neanche con questo roman­zo mi ha delusa. Il pro­tag­o­nista non è il soli­to Lin­coln Rhyme (pro­tag­o­nista del­la serie de Il collezion­ista di ossa, inter­pre­ta­to al cin­e­ma da Den­zel Wash­ing­ton), ma Rune, ragazzetta del­la quale non si sa nem­meno il vero nome, che vive nel suo per­son­ale mon­do fata­to, nonos­tante le brut­ture che la circondano.

Con Nero a Man­hat­tan sem­bra di tornare alle atmos­fere noir dei film in bian­co e nero degli anni ’40: dimen­ti­cat­e­vi la New York fre­net­i­ca degli yup­pi e dei gran­di gratta­cieli, qui si tor­na ad uno sce­nario for­ma­to da pochissi­mi luoghi, che non han­no nul­la a che vedere con la fre­n­e­sia del­la metropoli.

Questo non impli­ca un’al­lon­ta­nar­si totale dagli altri lib­ri di Deaver: come ogni suo libro anche questo è per­fet­to per una traspo­sizione cin­e­matografi­ca, dalle bat­tute tagli­en­ti ai colpi di sce­na improvvisi, sen­za con­tare gli insegui­men­ti tipi­ci di ogni clas­si­co thriller e il mis­tero che aleg­gia durante tut­ta la storia.

Cer­to non siamo ai liv­el­li de La fines­tra rot­ta, ma questo pic­co­lo vol­ume non è asso­lu­ta­mente male.

Val­u­tazione:

Rat­ing: 7 out of 10.

Fonte immag­ine: #!/usr/bin/alex